L’FBI aveva deciso di portare in tribunale Apple poichè si rifiutava di sbloccare l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. Questo perchè sarebbe stato un precedente pericoloso per la reputazione di Apple e di iPhone. Apple infatti dice che tutti i dati degli utenti sono nelle mani degli utenti e che iPhone è un dispositivo estremamente sicuro. L’FBI adesso ha rinunciato ad andare davanti al giudice poichè è riuscita a sbloccare l’iPhone dell’attentatore anche se non ha detto come ha fatto. A questo punto è lecito chiedersi se iPhone sia ancora un dispositivo sicuro dove nascondere i nostri dati e le nostre informazioni.
Prima di tutto la CNN ha detto che il metodo utilizzato dall’FBI funziona solo con un determinato modello di iPhone: iPhone 5C. Il sistema usato potrebbe coinvolgere il numero di tentativi di sblocco che il sistema iOS permette di fare prima di bloccare il dispositivo. Questo numero è stato limitato a dieci. Chi si occupa di ricordarsi del numero di tentativi è la memoria NAND che, se resettata, permette di continuare con il numero di tentativi. Apple ha introdotto la Secure Enclave che si “ricorda” del numero di tentativi per ovviare a questo problema. Questo avviene da iPhone 6 in poi.
A questo punto, se l’FBI vuole sbloccare l’iPhone di qualche altro terrorista o sospettato che abbia un modello più recente ricorrerà di nuovo alla corte di giustizia. È sufficiente che il caso in questione abbia un impatto mediatico più diffuso per avere maggiore pressione su Apple. È probabile che si torni a parlare in futuro della possibilità di sbloccare l’iPhone.