Si era sparsa la voce che l’FBI avesse usato consulenti esterni per sbloccare l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. Nello specifico avrebbe ingaggiato gli esperti di Cellerbrite per entrare all’interno dell’iPhone e utilizzare le informazioni custodite. Secondo nuove indiscrezioni l’iPhone sarebbe stato sbloccato da hacker professionisti e uno di questi sarebbe uno di quelli conosciuti come ricercatori “grey hat” che vendono materiale ad enti governativi, mercato nero, o società che si occupano di sicurezza.
Gli hacker avrebbero già messo l’FBI al corrente di falle nel sistema operativo. Proprio una di queste falle nel sistema sarebbe stata utilizzata per creare un hardware che permettesse di saltare il codice di sicurezza tramite una serie di tentativi che non comportassero il blocco del dispositivo. Dopo 10 tentativi il sistema blocca l’iPhone senza possibilità di sbloccarlo. Con l’hardware creato da questi hacker, si è riusciti a bypassare il blocco dei codici.
In questo caso l’FBI non si sarebbe servita di esperti e consulenti esterni ma hacker che si nascondono nel deep web. Ci sono tuttavia prove che l’FBI abbia pagato un contratto di consulenza a Cellerbrite per l’importo di 15.000$ il 21 Marzo che è lo stesso giorno in cui Apple è stata convocata dal dipartimento di giustizia americana. L’FBI ha deciso di far cadere l’accusa su Apple dopo che è riuscita a sbloccare l’iPhone.
Al momento il governo degli USA non ha ancora deciso se rendere disponibile la metodologia utilizzata per lo sblocco dell’iPhone. La stessa Apple non sarebbe al corrente su come sia stato sbloccato l’iPhone da lei prodotto. Torneremo quindi a parlarne poichè riguarda la sicurezza delle informazioni di tutti gli utenti.