Già a novembre, la multinazionale di Cupertino aveva annunciato che dall’1 marzo del 2012, ogni applicazione scaricata dal Mac App Store dovrà essere per così dire “sandboxata”. Di conseguenza, gli sviluppatori del Mac app Store hanno avuto circa 4 mesi per adempiere alle richieste di Apple. Ma a distanza di poco più di due settimane dalla data in questione la situazione pare che non sia delle più rosee. The Wall Street Journal si è occupato della questione, spiegando i risultati relativi alla tecnica del Sandboxing di un’app sul Mac App Store.
Ne è emerso che il Sandboxing è ampiamente diffuso nel “mobile”, dato che Apple per iOS e Google per Android (ma non solo) se ne servono come misura di sicurezza, al fine di evitare che un’app possa mettere a repentaglio alcune parti del sistema. Secondo gli sviluppatori, invece, la tecnica del sandboxing può far perdere alcune funzionalità di molti software desktop, il più delle volte più complesse, di quelle di un’applicazione mobile.
Per ora si lavora ad un’applicazione “helper app” che l’utente del Mac App Store può scaricare a parte, allo scopo di ripristinare le funzionalità extra. La classica soluzione “tampone”.