Il New York Times ha dato un’occhiata dentro “iPhone City” la città di Zhengzhou in Cina dove c’è la famosa fabbrica Foxconn. Apple inizialmente negli anni ’80 produceva tutto negli Stati Uniti, poi negli anni ’90 Steve Jobs ha deciso di spostare la produzione in Cina. Questo ha permesso ad Apple di produrre dispositivi in larga scala come ad esempio iPod.
Quando è arrivato il momento di produrre iPhone, Foxconn ha cominciato a cercare l’area della Cina che offriva i migliori vantaggi comparati. I vari dirigenti e politici locali hanno portato ognuno i propri benefit rappresentati da costi dell’energia, costi di trasporto e infrastrutture, assicurazioni sociali, e finanziamenti per la realizzazione delle strutture.
La città di Zhengzhou ha concesso un prestito di 250 milioni di dollari a Foxconn mentre il governo ha speso 10 miliardi in infrastrutture come ad esempio il nuovo aeroporto che è nato proprio vicino alla fabbrica. Foxconn è riuscita anche a costruire la fabbrica in una specie di zona franca, dove non vengono applicate le rigide regole cinesi per le esportazioni.
Nel 2014 Foxconn contava 94 linee di produzione per iPhone 6 e iPhone 5S con spedizione di prodotti per un totale di 230 milioni di unità. I lavoratori arrivano alle 6.30 del mattino tramite autobus, motorini, a piedi, o biciclette e si distribuiscono tra i vari insediamenti dell’azienda arrivando a picchi di 350 mila lavoratori. Si occupano di assemblare, testare e provare i dispositivi che poi usiamo tutti i giorni.
Foxconn sembra ricevere dei bonus statali ogni volta che raggiunge certi target di esportazione. Foxconn negli anni continua ad essere il fornitore principale di Apple e collabora al successo della società americana. Bisognerà vedere se la nuova politica americana di Trump permetterà ad Apple di continuare ad importare i prodotti che progetta e sviluppa in California.